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SEI LA MIA STELLA..

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veryforever
view post Posted on 27/4/2008, 15:17     +1   -1




“Ehi…”

“Ciao Amore…”

“Ciao Amore”

“Ti sono mancato oggi?”

“Non sai quanto…”

“Allora dimmelo…”

“Mi manchi come il mare alla sabbia e come la pioggia alla terra riarsa, come avere sete e non bere mai abbastanza…”

Sono le 18 circa, l’ufficio comincia ad essere buio e silenzioso, e sullo schermo la finestrella bianca della chat sembra prendere una luminosità diversa, come se brillasse, o forse sono i suoi occhi, un po’ stanchi dopo una giornata di lavoro, che la vedono scintillare ogni volta che compare il nome di lui, la sua piccola foto che inquadra solo lo sguardo fiero contro il sole, non il viso intero, non un sorriso.

Non è da molto che si conoscono, ma da quando le loro identità virtuali si sono incontrate in uno dei mille meandri della Rete, è stato un crescendo di contatti, un cercarsi ovunque, un condividere pensieri ed emozioni su tutti i canali possibili, informatici prima, poi telefonici, poi la decisione di incontrarsi per capire, per sentire se le vibrazioni percepite da lontano erano effettivamente positive, all’unisono…

La prima volta che avevano sentito qualcosa scattare tra loro al di là del computer, che si erano resi conto che una fiamma si stava accendendo, la scintilla era stata una canzone…

“Sto ascoltando una canzone… ascoltala anche tu”

“Che canzone è?”

“Si chiama “Mad World”…”

“Sì, ora la sto ascoltando anch’io… è bellissima… mi fa un effetto strano, è come se mi ipnotizzasse…”
E’ così che avevano iniziato a scambiarsi canzoni, mai scelte per caso, ognuna diversa, e ogni volta la più appropriata per sottolineare un momento, un discorso, un sentimento.

Tante le differenze, il tempo, lo spazio, tanti i vincoli e le difficoltà, due vite avviate in momenti diversi su due strade parallele, diverse, che uno strano destino faceva ora intersecare, per chissà quale disegno, per chissà quanto tempo, verso chissà quale destinazione… Ma tante erano le coincidenze, talmente tanti i punti di contatto, le affinità, che risaltavano di più su sfondi così diversi, come macchie di cielo dello stesso azzurro riflesse in acque con fondali differenti, come rare conchiglie identiche in mezzo ai sassi multicolori sulla riva del lago, così tante che sembrava naturale assecondarle.

Che emozione poi la prima telefonata, sentire la voce uno dell’altra, gli accenti diversi e tante cose da dirsi, talmente tante da avere l’impressione di non riuscire a dirle tutte, si accavallavano, si sovrapponevano, e il tempo, quello no, non bastava mai… Dopo quel giorno si chiamarono spesso, ogni volta che potevano, e ogni minuto era buono per parlarsi, ognuno col suo stile, ognuno nelle sue corde, ma entrambi magicamente capaci di captare distintamente le dolcissime vibrazioni che solo un sentimento genuino e profondo può aggiungere alle parole…

“Come sta la mia donna stasera?”

“Bene, e tu?”

“Ma com’è che mi manchi così tanto?”

“Mi manchi anche tu…”

“Ricordati sempre che sei la mia stella”

“Me lo ricorderò…”

Naturale condividere le proprie emozioni, parlare delle proprie passioni, di ciò che ad ognuno rendeva la vita migliore e un po’ più degna di essere vissuta… Lui amava correre, le raccontava con entusiasmo la sensazione di armonia totale con l’ambiente circostante e con se stesso che a volte raggiungeva dopo una bella corsa, incurante del freddo, della pioggia, della stanchezza dopo una giornata di lavoro.

Lei amava cantare, suonare, incideva canzoni per lui anche se con voce incerta e qualche errore nell’accompagnamento, ma per lui era la musica più dolce che avesse mai ascoltato, perché qualcuno l’aveva cantata soltanto per lui, come nessuno mai aveva fatto prima, e come forse nessuno avrebbe mai più fatto…

“Lo sai cosa sei riuscita a fare?”

“No, cosa?”

“Mi hai fatto piacere una canzone in francese, una cosa che non avrei mai creduto possibile…”

“Beh, ma è molto bella…”

“Ogni cosa francese mi ricorda te…”

“Chissà forse sarà così per sempre…”

Che cosa meravigliosa era stata il loro primo incontro, dopo appena un mese, scendere dalla macchina e vedersi, guardarsi, lei gli aveva consegnato un CD con le loro canzoni, tra uno sguardo timido e una frase impacciata, tra una carezza incerta e un inciampare ad ogni passo per l’emozione, l’emozione di ritrovarsi come se fossero stati separati per errore tanto tempo prima, sapendo che il momento di ricongiungersi sarebbe arrivato prima o poi, che lo stavano vivendo lì e ora…

Dopo il primo abbraccio entrambi ebbero coscienza che nulla sarebbe mai più stato come prima, perché già solo sapere della reciproca esistenza avrebbe cambiato il loro cuore per sempre.

E dopo un minuto che si erano salutati, già si chiedevano entrambi quando si sarebbero rivisti…

Fu lei la prima a rendersene conto, che dal primo momento in cui apriva gli occhi la mattina fino all’ultimo battito di ciglia prima di scivolare nel sonno, tutti i suoi pensieri erano per lui, nonostante la vita preesistente, che continuava a scorrere, con i suoi tempi, i suoi luoghi, le sue persone, che richiedeva attenzione, concentrazione… il pensiero era sempre lì, costante, a farla sentire speciale, incredula, coccolata, importante… come mai si era sentita, come la fortunata protagonista di una favola meravigliosa, come una stella luminosa nel cielo, la sua stella.

Fu lui il primo a sentire il conflitto, il raro stridere delle situazioni laddove si andavano a sovrapporre, il dubbio che le difficoltà potessero rivelarsi troppo grandi, che le strade tracciate fossero ormai incise cosi profondamente da non poterle più cambiare, da non poter riportare quei due percorsi a sovrapporsi in un’unica traccia che li conducesse insieme verso la promessa di una felicità mai raggiunta prima e altrimenti irraggiungibile.

“Sono triste stasera…”

“Come mai?”

“Ho pensato che non potrò mai averti come vorrei…”

“Mai dire mai… Pensi che potremmo lasciarci?”

“No, no, no, questo mai… noi siamo legati per sempre… tu sei l’altra metà della mia anima… Lo farei solo se me lo chiedessi tu”

“Io non te lo chiederò mai, abbi fiducia perché ti amo…”

“L’importante nella vita è riconoscere le cose speciali che ti capitano e goderne appieno… io la prima parte l’ho fatta, ora aiutiamoci nella seconda….”

Quando non si potevano parlare perché il tempo tiranno che scandiva le loro vite non glielo consentiva, ne approfittavano per scriversi, lettere ora lunghe ora brevi, ora allegre ora gravi, ma sempre appassionate, sempre uniche e meravigliose…

Lui, poeta, lasciava correre sul foglio il flusso ininterrotto delle immagini che la sua mente proiettava come su una tela bianca e infinita, alimentato dal pensiero di lei…

“Ogni mattina tu sorgi dentro di me come una di queste meravigliose albe, con colori bellissimi che anche se fuori fa freddo, dentro danno una sensazione di calore, i colori del fuoco, sì, quelli che mi piacciono, che parlano di emozioni e vibrazioni come solo tu mi sai dare.



Sei diventata la donna della mia vita, il mio amore, ma chissà se sarà un amore impossibile e resterà tale per sempre, o se davvero ha un motivo per essere nato e cresciuto come il nostro.
Non posso stare senza pensarti, non posso stare senza parlarti, non posso stare senza vederti…. mi manchi come mai prima d’ora, non posso poggiare lo sguardo vicino a me senza vedere la tua ombra, sentire i tuoi passi e il tuo profumo…



Il nostro è un amore speciale anche se difficile, un fiore raro che sboccia una volta nella vita, se non sei attento, se manchi il momento, rischi di perderlo. Lo riconosco senza parole, senza vederlo, perchè esso cresce dentro di me e ha il tuo nome… ”
Lei era più restia a lasciar uscire la potenza e la dolcezza insieme dei suoi sentimenti, le sue parole si incastravano tra le reti della timidezza, e non aveva la sua vena poetica, niente di paragonabile, le sue parole erano più vicine a terra, meno inebriate di rugiada, anche se talvolta leggendo i pensieri meravigliosi che lui le dedicava, una piccola sorgente scaturiva inaspettata con un rivolo d’argento, qualche parola per trasmettergli quello che aveva nel cuore, quello che cercava in realtà di passargli più attraverso il tono della voce, il calore delle mani le rare volte che era possibile, e che sperava che venisse comunque percepito, anche a distanza, come tante tante cose, talmente coincidenti da non poterci credere …

“Che meraviglia le tue parole, ancora una volta ho aperto la mail come un fazzoletto di seta con gli angoli ripiegati verso l’interno, li sollevo uno a uno per vedere se c’è qualcosa, e trovo la splendida gemma che hai lasciato li per me…”
Che sorpresa trovare ogni volta le rare occasioni di incontro, cercare i segni e le coincidenze che ne permettevano la concretizzazione, dopo gli iniziali timori di qualche evento inatteso, di problemi che annunciati poi si dissolvevano regolarmente, lasciando il posto ad un cielo senza nuvole con il sole che splendeva e sembrava scaldare la loro strada.

Ogni volta l’attesa, quell’attesa che lo scorrere del tempo rendeva via via più dura preparando la gioia immensa del momento, il momento in cui gli sguardi, gemelli, si sarebbero incontrati e trafitti attraverso i cristalli, due soli secondi, occhi negli occhi prima di riabbassare lo sguardo a sistemare le cose nell’auto, e scendere per abbracciarsi ogni volta come il primo giorno…

“Com’è cambiata la mia vita…” pensava lei quel sabato pomeriggio durante il viaggio di ritorno… era stata una giornata pesante, i funerali lo sono sempre, anche se un tiepido sole aveva scaldato un poco l’aria e dato risalto alle bianche cime da poco innevate che si specchiavano nel lago.

Negli ultimi giorni si erano sentiti poco, lui aveva dovuto lavorare più del solito, e il poco tempo che avevano per incontrarsi era stato risucchiato inesorabilmente dalle mille piccole cose del quotidiano… Si erano parlati due giorni prima, tranquilli, pregustando il prossimo appuntamento, la data era fissata, mancava ormai solo una settimana e si sarebbero riabbracciati, come le altre volte, più delle altre volte…

Poi stranamente il silenzio, forse lui non era più riuscito, lei lo aveva aspettato con fiducia, guardando ogni sera quella finestrella muta, quella e tutte le altre in cui avrebbe potuto ritrovarlo, trovare un segno della sua presenza, del suo esserci per lei, non volendo credere che non avesse trovato un minuto per dire ciao, per far apparire un bagliore di quella luce speciale… ma sabato sera doveva esserci, almeno per un saluto. E lei ci contava.

Sabato sera tutta la stanchezza si faceva sentire, lei era stesa sul divano con il PC in grembo, cercando di accomodarsi sui cuscini al meglio possibile, non poteva non esserci, non poteva non riuscire a farsi sentire, a dire “ciao, sono qui…”

Era tardi, lei stava già per scrivergli, per manifestare la sua angoscia nel non avere traccia di lui, quando ecco, una luce, il suo nome compare in linea, il cuore fa un tonfo, accelera, un calore benefico sale al volto e le scalda l’anima, eccolo, è arrivato, lo sapevo…

“Ciao”

“Ciao”

“Tutto ok?”

“No, malissimo…”

Il battito del cuore aumenta di nuovo, ma la sensazione è opposta, tetra, un senso di oppressione sale nel petto, il respiro affannoso di lei sembra riempirle improvvisamente la testa e annebbiarle la vista… E intanto il simbolo della bustina che segnala l’arrivo di una nuova mail si illumina in fondo allo schermo, a conferma che qualcosa non va, non è questo il modo normale in cui funzionano le comunicazioni tra loro…

“Che cosa è successo???”

“Ti ho scritto…… scusami… vorrei morire…”

“Aspetta… che cos’è? Spiegami, dammi una chiave prima che legga…”

“Non ce ne sono…”

“Mi hai lasciato?”

“Leggi…”

“Ho paura…”

“Lo so… mi dispiace… ti amo”

Ecco… è andato via. Lei è rimasta con il nodo in gola, gli occhi pieni di lacrime, il cuore che batte forte e una sensazione di vuoto nello stomaco… Comincia a leggere lentamente il testo a cui lui ha voluto affidare la disperata missione di abbandonarla, le parole sono confuse, ad ogni capoverso lei si domanda se riuscirà ad arrivare in fondo, perché le sembra di morire un po’ ad ogni parola…

“Ho cercato tutti i modi possibili per tenerti dentro la mia vita, ho guardato da tutte le angolazioni, ma non ci sono riuscito, non l’ho trovato… Mi odio per farti soffrire…”



E’ un addio… Lei lo rilegge più volte, ogni volta con angoscia crescente, ogni volta sentendosi peggio, ma non ci può credere, non può essere la stessa persona che fino a tre giorni prima le parlava dolcemente al telefono, le prometteva il miele di un altro incontro, il calore delle sue braccia, il mistero dei suoi occhi… Risponde di getto, lei, che altro potrebbe fare?

“Era solo questo il modo??”



Lasciata così, con una mail, lei che aveva letto tante volte nelle sue parole il terrore dell’abbandono, la richiesta di una rassicurazione che mai l’avrebbe lasciato, perché erano parte uno dell’altra, lei che pensava il proprio amore inadeguato alla grandezza del sentimento di lui, che non riusciva a gridarglielo come lui faceva con parole sempre nuove e bellissime, ma che sapeva di averlo dentro, e ci credeva, credeva che non sarebbe mai finito, e mai potesse finire così.



Il sabato dopo era quello dell’incontro, quello che traguardavano entrambi con desiderio; di comune accordo decisero di mantenerlo per parlarsi, chiarirsi, ma non fu come doveva essere, non fu come avrebbe dovuto.

La tenerezza e il rimpianto si erano presi il posto delle parole; i baci e le carezze che lui sapeva ultimi, e lei sperava penultimi, avevano occupato il tempo e il cuore come le altre volte, le lacrime calde cadute sui sassi mentre lei stringeva al petto il suo capo avevano testimoniato il travaglio interiore, la lotta di cui lui ora si riteneva vincitore, di cui lei non poteva capire il significato perché il suo cuore ora distrutto non si voleva rassegnare…

“Non posso vivere due vite, non ci riesco” le aveva detto lui in uno dei rari momenti di pausa dalla tenerezza infinita delle sue carezze, guardando un punto lontano…

E’ stato il rimpianto più grande per lei, non aver saputo utilizzare quel pomeriggio, quelle ore tra le sue braccia, avrebbe dovuto dirgli le cose che non era mai riuscita a dirgli, quanto grande era il suo amore, chiedergli se davvero voleva farle e farsi questo, descrivergli le onde impetuose che nel suo petto si infrangevano ora contro quegli scogli di cui tante volte avevano parlato… spiegargli come avrebbero potuto andare avanti, quali erano le soluzioni alternative, quanto lei era disposta a cambiare la sua vita per poter continuare a dare ossigeno a questa unione delle due metà di una stessa anima che probabilmente, come si dicevano sempre, stavano già vivendo insieme in qualche altra dimensione dove niente e nessuno poteva più separarle.

Dentro di sé lei sente, lei sa che lo avrebbe convinto, ma non aver trovato il coraggio per parlare è stato fatale.

Tante cose dovevano ancora fare insieme, alcune se le erano promesse, “un giorno ti porterò al mare” le aveva detto una volta, e lei se la coccolava in cuore quella promessa, certa che una delle solite coincidenze, che portavano a loro le occasioni per incontrarsi e realizzare via via i loro sogni insieme, non si sarebbe fatta attendere…

A niente sono valsi i fiumi di parole che ha riversato sulla carta dopo quel giorno, intrise di passione, di dolore, di amarezza e di amore, tanto amore, che lui ormai sembrava non sentire più, deciso com’era a mantenere la sua barca sulla rotta che aveva deciso, come un capitano impavido che procede al timone incurante della furia del mare in tempesta, con l’impermeabile strappato, la pelle bagnata, gli occhi stretti per difenderli dal vento, il fisico provato ma sostenuto dalla mente forte, determinata, inflessibile…

Lui non le ha più concesso nemmeno la sua voce, non ha più voluto che si sentissero, non ha più lasciato sfuggire una sola parola dolce dal suo animo tormentato, nel timore che anche un solo, piccolo cedimento avrebbe potuto aprirgli davanti un solco, e per un attimo farlo vacillare sull’idea di rituffarsi nella sensazione ovattata di essere amato da qualcuno che era così diverso e così uguale, che dava tutto quello che poteva senza chiedere altro che amore, e questo lui aveva deciso di non darglielo più.

E stanca di buttare palline contro un muro che più forte tirava più gliele rimbalzava addosso, esausta per lo sforzo di raggiungerlo oltre quella cortina che si era fatto intorno, lei, come una stella cadente, si è lasciata scivolare nel cielo oscuro della propria anima, tracciando la sua caduta con una scia luminosa il cui bagliore si estinguerà lentamente.

Lei, quella di allora, non esiste più, perchè lui non esiste più, e l’una dall’altro traevano la propria ragione di vita.

Com’è difficile rialzarsi, ritrovarsi di colpo sola nella propria vita cercando di recuperare qualcosa di quello che c’era prima, qualcosa che possa dare colore alle giornate, dopo 4 mesi in cui bastava un pensiero, uno solo, per rendere tutto scintillante come una cascata di stelle sul blu scuro del cielo notturno, come i riflessi del sole d’estate su una sorgente di acqua di montagna.

Com’è difficile passare attraverso tutti quei piccoli spazi che si erano ricavati via via nella giornata, quelle piccole parentesi di paradiso in cui si potevano confrontare e incontrare, nei modi e nei tempi possibili… Ora sono altrettanti vuoti, e ognuno rintocca dentro come una campana tetra e inesorabile, a ricordare quello che non c’è più.

Questo pensa lei mentre guida oggi per andare al lavoro, non pensa al percorso, ormai automatico dopo tanti anni, e per questo la sua mente è libera anche se non realmente libera, perché va sempre verso lo stesso punto, si schianta sempre sullo stesso muro.

Com’è difficile restare in carreggiata, ma quanto è grande la soddisfazione di aver vinto contro le proprie pulsioni, contro i sentimenti che ti vogliono portare via, com’è bello poter dire a se stesso “ci sono riuscito anche questa volta, ho fatto la scelta migliore”.

Questo pensa lui mentre corre nell’aria frizzante della sera, con il sole che tramonta e i contorni degli alberi scuri che si stagliano sul cielo limpido e freddo, mentre via via che scende il buio le stelle diventano brillanti come tante piccole luci, sempre al loro posto, mentre il mondo cambia sotto di loro, mentre le emozioni, i sentimenti lasciati liberi per un’illusione, vengono ripresi e rimessi in riga, legati alla catena come un cane pericoloso per non permettergli di fare male ad alcuno…

Lui ha intensificato la sua vita, ha deciso di cancellare tutto quanto, come succedeva in un film che aveva apprezzato e consigliato a lei, e che avevano commentato insieme… la cancellazione totale dalla mente di quello che è stato per non avere mai esitazioni, mai il dubbio che ci fosse ancora qualcosa che doveva essere e non è stato, mai la voglia di cercare di nuovo un contatto che possa salvare la vita in un momento di tristezza.

Lei fatica a capire come fare per ritrovare la vita, si sente morta dentro, e questo male interiore si trasforma in male fisico, in lei sono sempre stati molto forti i legami tra il fisico e la mente, se la mente è forte il fisico resiste, se la mente cede sotto l’attacco di un dolore troppo grande, anche il corpo è inerme, vulnerabile, e si lascia solamente vivere, senza combattere.

Ma alla fine della giornata, quando per lui finisce la lotta per aver conquistato un altro giorno senza pensarla, e per lei comincia lo strazio della consapevolezza che lui non l’ha pensata, quando ognuno di loro guarda fuori nella notte, e i loro occhi, gemelli, si perdono lontano nel cielo stellato, mentre il loro cuore sanguina in silenzio per un diritto negato, e le loro menti soffrono per un istante unite nello stesso ricordo, un lampo di luce li porta a guardare lo stesso gigante, Orione, che benevolo si stacca sulla volta celeste e parla ad entrambi di cose troppo grandi per poter essere comprese, di quei desideri comuni ad entrambi che aveva raccolto in una sera d’inverno sulla riva del lago e che ha tenuto da parte per poi restituirli quando il tempo sarà venuto, quando il mare si sarà calmato e l’onda lunga sotto la luce della luna porterà a riva ciò che è abbastanza leggero da galleggiare, lasciando andare a fondo tutto il male che come piombo aveva ingiustamente inquinato le loro anime.

“Ricordati che sei la mia stella”…
 
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view post Posted on 7/5/2008, 22:18     +1   -1

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Siciliana Sugnu!

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“Ricordati che sei la mia stella”…

tutto il racconto ç______ç è commovente e all'inizio stupendo... che tristezza!!!!!

 
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